Prezzo del caffè ad un nuovo record: ecco i motivi.
Una storia fatta di paesi emergenti, speculazione e...pirati!
Ti offro un caffè, diventerà una nuova proposta d'amore?
C’è chi le spara più grosse possibili, o chi fa gesti eclatanti per far colpo sulla persona interessata per dichiararle il proprio amore.
Visto che oggi parliamo della nuova (male) condizione dei prezzi in borsa del caffè crudo, rischiamo davvero di trasformare una frase utilizzata spessissimo nel quotidiano come:
“dai andiamo a prenderci un caffè”
oppure
“dai vieni ti offro un caffè e facciamo due chiacchiere”
in una vera dichiarazione d’amore verso l’altro/a, per quanto il caffè rischia di esser caro!
Ovvio, sto gonfiando la cosa per giocare sulla battuta. Di certo chi non sta giocando, ma fa molto sul serio è il mercato del caffè crudo. Di conseguenza per effetto domino anche i nostri torrefattori e gli addetti al settore in genere.
Come nel grafico qui sotto, vediamo l’andamento del prezzo del caffè, in particolare la robusta tra fine 2024 e inizio 2025.

Nel grafico c’è tutto l’andamento al rialzo nel 2024. A fine anno il prezzo record è arrivato ai 5400 dollari per tonnellata. Per poi riscendere verso il 31/12. Purtroppo la flessione a ribasso ha avuto vita breve.
Ora mentre scrivo è il 28 gennaio 2025 e come puoi vedere dal grafico il prezzo è di nuovo a 5400 dollari, ma non è finita qui perché qualche giorno prima ha addirittura toccato i 5500 dollari superando il record di aumento del 2024.
Ho preso in esame la robusta non a caso.
Vengo, lavoro e vivo del vending. Da sempre o quasi, per tenere il prezzo al Kg basso si è utilizzata la robusta per i distributori automatici. In passato non era da escludere una piccola presenza di arabica, ma con gli anni la robusta ha preso il sopravvento. O per meglio dire, il prezzo al kg ha preso il sopravvento, scegliendo di conseguenza di investire in robusta (meno costosa dell’arabica).
Perché fino a quando ancora “si stava bene” (2000-2010), e quando ancora i soldi giravano bene nei bar e nei distributori automatici, i prezzi al kg erano davvero bassi. A rasentare il quasi ridicolo a pensarci oggi. Un po’ tutti abbiamo vissuto nella bambagia lato spese, sempre più a discapito della qualità, man mano gli anni passavano.
Non a caso oggi, il palato italiano medio è letteralmente “asfaltato” da prodotti ad alto contenuto di robusta, caratterizzati dai fortissimi sentori di tostato, leggero retrogusto di bruciacchiato o fumo, e quella sciropposità bella rotonda dove “se non fa crema non è caffè”, (che poi 9 su 10 è schiuma manco crema), se è lento di corpo allora è acqua sporca! Gli aromi volatili percepibili al naso, ormai non sono pervenuti.
Ma come sempre è accaduto nella storia dell’uomo, tutti gli imperi sono destinati a crollare.
Pur mantenendo aumenti risibili di anno in anno, ormai sono 10 anni che il caffè aumenta, ed è destinato ad aumentare come prezzo al Kg. Il maggior consumo da parte di paesi emergenti (Cina in primis), i sempre più problemi di malattia delle piantagioni (la ruggine del caffè), e stagioni molto particolari segnate da temperature troppo alte, o al contrario troppo fredde (in Brasile il caffè ha subito pure grosse grandinate così per dire), hanno minato sempre di più i volumi disponibili alla vendita sul mercato. Per non parlare dell’irregolarità delle stagioni piovose, necessarie per far fiorire le piante di caffè (senza la pianta non produce).
Cosa succede quando qualcosa di essenziale scarseggia?
Il prezzo aumenta! Come già detto, è un trend ormai decennale. Ma nella nostra storia più recente ha influito molto pesantemente anche la logistica.
I vari problemi di sicurezza con i “pirati” yemeniti (Houthi) lungo il Mar Rosso, si sono ripercossi anche sul canale di Suez, primo punto di collegamento tra Asia ed Europa per lo scambio di merci. Se il primo produttore al mondo per quantità in genere è il Brasile, purtroppo per noi il secondo produttore al mondo di caffè, ma primo lato robusta è il Vietnam. In Asia.
Di conseguenza oltre tutti i problemi citati prima, i vari rischi per la sicurezza delle merci nel Mar Rosso hanno costretto le rotte commerciali via nave, a passare per il capo di Buona Speranza in Sudafrica e circumnavigare tutte le coste occidentali nell’Atlantico, fino su al Marocco superando lo stretto di Gibilterra, e con mete principali il porto di Amsterdam, Barcellona, Genova e Trieste (il caffè si esporta via mare).
Facile comprendere come circumnavigare l’Africa sia estremamente più costoso, rispetto a superare il canale di Suez, passando poi per il Mediterraneo.
Il problema logistico è stata prima grossa mazzata recente al mercato e al prezzo del caffè. Creando altra “scarsità” unita a quella della produzione agricola.
Le regole di mercato parlano chiaro: se un bene diventa scarso, il prezzo aumenta. Perché? Perché aumenta la richiesta. Aumenta la gara a chi spende di più per accaparrarsi le risorse.
Parte quindi l’assalto dei brokers in borsa (azioni), e l’assalto delle torrefazioni per accaparrarsi grosse quantità di caffè crudo ad un prezzo accettabile, prima del successivo aumento.
Questo circolo vizioso di "compro tanto in anticipo per mantenere il prezzo stabile” ha continuato ad alimentare la scarsità del caffè crudo facendo così impennare il prezzo del caffè fino a 5500 dollari a tonnellata (attualmente 5400) sulla borsa di Londra (che gestisce la robusta, a New York viene gestito il mercato dell’Arabica).
Ecco spiegata un po' di storia tra passato e presente, di prezzi e aumenti del caffè negli ultimi 20 anni circa.
Cosa ci aspetta dal futuro?
Non ne ho idea! Se lo sapessi inizierei a fare subito trading sulle commodities (materie prime) per farci soldi facili.
Di certo, esclusa la speculazione in borsa, posso prevedere il futuro lato lavorativo per chi come me lavora e vive di caffè.
I bar avranno certamente un calo nei consumi e negli acquisti di caffè, perché il prezzo a tazzina potrebbe andare serenamente oltre 1 euro e 50 centesimi. Di conseguenza do per certo un primo periodo di calo delle consumazioni, seguite da uno stallo e (forse) ad un certo punto, subentrerà l’abitudine del cliente a pagare di più la stessa tazzina di sempre riequilibrando i consumi (la vedo da qua a 2 anni sta cosa eh non in pochi mesi).
Lato vending prevedo un bagno di sangue. Già il prezzo del caffè al distributore automatico è basso. Esistono ancora gestori con caffè a 40 centesimi. Forse il prezzo minimo a 50 centesimi potrebbe non bastare per tamponare gli aumenti in generale. Arrivare a giustificare un caffè 60 centesimi (spesso di pessima qualità ed estrazione) sarà davvero difficile per tansissime aziende. Lo già scarso margine operativo, unita alla fragilità di tante piccole aziende già dopo anni massacranti di consumazioni perse causa covid, mieterà vittime.
Complici anche gli aumenti di cacao, latte (in polvere soprattutto). Sperando almeno nella stabilità del prezzo dello zucchero, per il vending tradizionale e i negozi H24 come i miei, sarà davvero dura.
Esiste una cura a questo malessere?
In tempo di crisi si salva sempre chi ha lavorato bene prima, conquistando la fiducia dei clienti. E’ la forza del brand che può tirare fuori le aziende dai pericoli delle retrocessioni. Se non hai brand oggi più che mai, sei già in una marea di guai.
Aumentare i prezzi.
Di sicuro nel 2024, gli aumenti ci sono già stati. Se non ci sono stati è ora! Forse pure tardi.
Fondamentale è trovare il punto massimo di sopportazione del cliente per poter consumare ancora sui distributori automatici senza soffrire la spesa. Se fallisci questo obiettivo, preparati a subire un sorpasso dal consumo di caffè in capsule e cialde.
Già ad oggi bastonano duramente tutto il mondo dei distributori automatici, perdendo già dal fondamentale primo caffè del mattino, consumato a casa e non più in ufficio.
Gestire gli sprechi!
La parola “magica” per uscire da ogni situazione di recessione è: ottimizzare.
Ottimizzare vuol dire spremere al massimo le proprie risorse, e ridurre al minimo gli sprechi. Vuol dire controllo della propria azienda.
Evitare sprechi su prodotti e ricambi. Evitare sprechi negli ordini. Ordinare merce in modo puntuale e in quantità realmente utili ai regimi di lavoro. Salvaguardare i magazzini in modo che nessuna merce rischi di andare a male o rovinarsi, e quindi andare sprecata.
Lavorare non solo in base al proprio ritmo di lavoro, ma fare molta più attenzione alle scadenze dei prodotti. Quindi se un prodotto X ha un consumo instabile nel tempo e difficile da pianificare, assicurarsi di chiedere al fornitore la scadenza più lunga possibile.
La qualità paga. Sempre!
Se si hanno a disposizione risorse da spendere, aumentare la qualità del servizio o nel caso dei negozi H24 anche la bellezza e la funzionalità. A nessun cliente piace pagare di più per la solita esperienza vista e rivista.
Se la solita esperienza d’acquisto ha stufato o non è più accettabile in base al rapporto qualità prezzo percepita, bisogna investire in qualità. Alzare l’asticella senza complicare i vari processi di lavoro.
In questo modo il cliente all’aumentare del prezzo, percepirà anche il grosso impegno da parte dell’attività nell’andare verso il cliente, e non percepire l’aumento dei prezzi come scusa per spillare più soldi dal suo portafogli.
Per oggi è tutto. Io fino a giugno 2025 la vedo molto male. Spero vivamente di sbagliarmi perché in questo articolo ho parlato SOLO di robusta. Ma l’andamento dell’arabica non è migliore come mostrato da quest’altro grafico.

“Dai ti offro un caffè” rischia davvero di trasformarsi da un semplice gesto di cortesia, a vera propria confessione d’amore, per quanto cara (forse non più così quotidiana) rischierà di diventare la bevanda calda più amata dagli Italiani.